Il raffreddore
la foto
il telefono
le roselline
la foglia secca
voci di là
voci di lavoro
nella testa un reattore
un motore acceso
riposo, letto
lenzuola Kafka
cercare navigando
ispirazione
amiche
malattie
film di domani
ancora voce
di là, nell’altra stanza
fra un pò televisione
e poi la cena
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cechio di rami
fan da coro alla casa-
opaco è il nero
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improvvisamente
le cose non hanno parlato più;
non più l’ombra
sui rami e nei campi,
non più l’erba, l’argine,
neppure il passerotto;
ho capito allora
il deserto freddo del vivere
(P.S. è da qui che comincia Kafka?)
la strada bianca
dei mille sassolini-
forse un cammino
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un sol attimo
quasi di primavera-
ferma la mente
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alberi neri
affogan nella nebbia-
oltre le luci
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rossi fagiani
beccan nei campi ghiacci-
lontano un fumo
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all’orizzonte
immobile nel rosso-
l’arcobaleno
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