sguardi

Quando alzo lo sguardo
più stretto è l’orizzonte-
piccoli, bassi i rami,
spento lo specchio d’acqua-
grigia anche la striscia
che soccombe alle nubi.

Poi arriva il vento
scuote forte le cime.
Sull’orizzonte
solo una luce chiara
proprio in mezzo alle nubi,
s’avvia, sfuma nei bordi
bianca nel cielo.

Intanto qua si canta
sopra l’erba e sui rami,
anche quel merlo
l’unico, che si tuffa dal tetto.

Il raffreddore

la foto
il telefono
le roselline
la foglia secca
voci di là
voci di lavoro
nella testa un reattore
un motore acceso
riposo, letto
lenzuola Kafka
cercare navigando
ispirazione
amiche
malattie
film di domani
ancora voce
di là, nell’altra stanza
fra un pò televisione
e poi la cena
—————————

mistero della fede

è come cade la luce su quel tetto

grigio e il piccione bianco

che vi  s’ affaccia

a piccoli passettini rossi

e incerti e poi si getta

e spicca il volo

verso l’alto

verso l’azzurro assoluto-

e come la luce e l’ombra

si gettano anch’esse

su questo foglio

altrove bianco

e qui grigio

di silenzio-

oh Dio com’è

bello questo

silenzio

e l’urlo

che arriva

ma da lontano

oltre la mente-

fuori

——————-

sto bene

sotto quest’albero parlante;

è tutto uno sbatter

stizzito di foglie,

piovono gocce solide

metalliche

ma non dal cielo,

dalle foglie

così sbattute, balorde,

da questo vento forte.

Lontano il cane "Solo" abbaia,

chiama qualcuno

che venga a consolarlo;

non scaccia, chiama,

nessun, neanch’io, l’ascolta

———————————